domenica 6 maggio 2012

Bagnasco e l'antipolitica

Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, oggi si getta in un'invettiva contro l'antipolitica: "aspetto negativo e diseducativo" contro il quale "serve una netta inversione di tendenza". Questa persona, a cui non mi ricordo sia stato chiesto un parere da nessuna istituzione italiana, si permette di ficcare il naso dove non gli compete ancora una volta. Mi è sfuggito l'articolo della Costituzione in cui è scritto che il parere del capoccione ecclesiastico di turno debba essere rilevante per l'Italia. Qui si tratta di temi assolutamente propri della vita politica italiana dei quali ci si permette di parlare e criticare. E c'è ancora chi mi viene a dire che la Chiesa non fa politica. La Chiesa non dovrebbe fare politica, è diverso. In Francia, un'intrusione del genere non sarebbe stata minimamente tollerata. Solo in Italia questi vecchi, privi della minima cognizione di ciò che voglia dire vivere una vita difficile, si permettono di influire a tal punto. La laicità dello stato è un concetto sconosciuto, i partiti sguazzano nell'andare a braccetto con la Chiesa, gran parte della gente accoglie ogni loro parola come verità rivelata. Bagnasco sa bene che a lui e ai suoi amici serve la politica tradizionale, che davanti a loro si è sempre inchinata. Si faccia gli affari suoi, la Chiesa è piena di problemi, è ora che la gente smetta di accettare di prendere lezioni da qualcuno che ha dimenticato la sua occupazione originaria. Non essere un politico, essere un uomo di religione.

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